La nuova legge stipendi credo si possa riassumere in una sola parola: Meritocrazia. Cosa vuol dire questo? Secondo i fautori del disegno di legge colui che dirige potrà valutare e decidere se vi sono suoi dipendenti meritevoli di una gratificazione (bonus, aumento salariale, ecc..). La campagna che invita ad accettare la legge titola: “L’aumento, perché melomerito.” Il problema che sta alla base della proposta è però un altro. Come melo merito? Non vi sono metri di valutazione o indicazioni da seguire da parte dei dirigenti, la scelta sarà tutta soggettiva e personale. Si può ben capire che questo è uno strumento molto potente che viene messo in mano alla classe dirigente, ai direttori e ai padroni. Senza una regola la meritocrazia verrà usata sempre e comunque in modo soggettivo, premiando in modo arbitrario questo piuttosto che l’altro, senza contare l’assoluta mancanza di controllo sulle motivazioni che porteranno alla scelta.
In questo modo perde di significato il lavoro stesso, perché il lavoratore non sarà per forza premiato perché lavora bene (e soprattutto chi dice come si lavora bene?), ma sarà forse premiato chi obbedisce servilmente, chi non mette in discussione le scelte, chi sta zitto, chi riporta al capo ogni disfunzione dei colleghi o chi solo mette la gonna più corta.
Il secondo aspetto, forse più grave, è che questo sistema di valori completamente arbitrario tenta di minare la solidarietà tra i lavoratori e le lavoratrici. Un sistema meritocratico senza controllo è l’occasione che il padronato aspettava per far saltare ogni legame, ogni collaborazione e ogni sinergia tra e nella classe lavoratrice. Si creeranno disparità, invidie e malumori tra i vari colleghi, tra chi premiato e chi no, minando cosi il clima di lavoro, soprattutto se la scelta di chi meritevole e chi no è stata fatta in modo errato, ma nessuno potrà dimostrarlo. La meritocrazia è figlia di questa società capitalista votata al profitto e al benessere personale, dell’individualismo più sfrenato ed egoistico.
I lavoratori e le lavoratrici che vogliono continuare a lavorare in modo sano e onesto sono chiamati a votare NO a questa legge insulsa. La classe lavoratrice deve rispondere in modo compatto e con forza a questi attacchi, a queste tentazioni che il padronato lancia per avere solo più controllo e più potere. Non per niente la campagna a favore della legge ha come mascotte una mela..la tentazione per eccellenza. I fautori di questa campagna ce lo stanno dicendo chiaramente: fatti tentare dall’ aumento!
Questa revisione della legge stipendi è sbagliata e poggia su criteri atti alla disgregazione della solidarietà tra i lavoratori.
Celameritiamo? Credo di no.
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