lunedì 21 marzo 2011

Un altro Mendrisiotto è possibile

Il Mendrisiotto ormai è considerato come “l’imbuto” cantonale, passaggio obbligato per merci e persone che provengono da o che procedono verso Sud. Chiasso è il Centro asilanti, la dogana, i “maiaramina”. Mendrisio è il Fox Town, il Casinò e il traffico frontaliero.
Inquinamento, criminalità, concorrenza tra salariati residenti e frontalieri, salari bassi e condizioni di lavoro sempre più umilianti, sono solo alcuni esempi di problemi che questo fazzoletto di terra si porta dietro.
Vi troviamo inoltre un’autostrada, la linea ferroviaria, una strada cantonale, una semiautostrada e due delle maggiori aree generatrici di grande traffico (S.Martino e zona Serfontana). La risposta a questa situazione, per alcuni, si semplifica in maggior sicurezza alle dogane e sul territorio e al potenziamento stradale (nuovi svincoli).
E se la soluzione fosse un’altra? Credo vivamente che un altro Mendrisiotto è possibile, e le risorse stanno laddove sembra tutto sia dimenticato. Bisogna ripotenziare il servizio pubblico nella Valle di Muggio e sulla Montagna, ridare vita a queste zone riabilitando o potenziando i trasporti, l’educazione e gli uffici postali. Ridando slancio alla cultura, non solo quella da Festival. Bisogna rendere i numerosi musei regionali luoghi facilmente accessibili, soprattutto finanziariamente.
Non è lasciando carta bianca all’iniziativa privata che avremo una cultura che appartenga veramente a tutti e che traduca il proprio valore in cittadinanza.
Introdurre un salario minimo e garanzie per tutti i lavoratori, abolendo le categorie di salariati di serie A e di serie B, così che frontalieri e lavoratori autoctoni possano essere equiparati senza nessuna discriminazione da parte del padronato.
Il miglioramento dell’aria passa anche attraverso l’incoraggiamento all’uso del trasporto pubblico, con agevolazioni per chi attua questo tipo di scelta. Stessa considerazione valga per il trasporto di merci in transito, che devono essere trasportate su rotaia senza se e senza ma.
Inoltre, la sicurezza sociale è la prima forma di vera sicurezza per ogni persona: avere accesso alla sanità, alla formazione e la garanzia di un tenore di vita dignitoso, in qualsiasi condizione sociale ci si trovi, è la maggior preoccupazione delle persone, e questo le pattuglie di polizia, per quante possano essere, non ce lo possono dare.
Per tutto questo, però, bisogna poter cambiare sistema, con nuove forze e nuove idee distanti da tutto quello che è stata fino ad ora la gestione politica e del territorio.
Bisogna smettere di trovare il capro espiatorio su cui sfogare i propri problemi, è ora di ridare slancio a questa regione che può, sin da subito, vivere da protagonista in un nuovo Ticino possibile e necessario!

Lucio Negri
Candidato al Gran Consiglio
Lista 4, Mps-PC

lunedì 14 marzo 2011

La satira e il mio modo di far politica

Come già sappiamo la satira non serve solo a far ridere o ad intrattenere, quello lo fa la comicità. La satira deve saper far riflettere, indignare e irritare. Qualcuno la chiama la “risata verde” quella provocata dalla satira, come verde è la bile. La satira colpisce duro laddove nessun altro osa. Sin dall’antichità viene usata per colpire i potenti e i loro costumi non sempre eleganti e coerenti, dando la possibilità di una visione diversa delle cose, non distorta o camuffata, ma diversa nel modo di approcciarsi alle questioni. La satira non è di destra né di sinistra, la satira è per e con la gente comune che non vuole farsi continuamente abbindolare da politici ben pensanti e dai diktat moralistici, da qualunque parte essi vengano.
La satira può essere uno strumento politico? E se si, come utilizzarla? Di questo tema ebbi la fortuna, qualche anno fa, prima di candidarmi alle elezioni comunali, di avere uno scambio di mail con un maestro della satira italiana: Daniele Luttazzi.
La risposta è sì, la satira è uno strumento per far politica e i primi che devono saperla usare sono i politici stessi, solo cosi potranno definirsi “vicini alla gente” o “aperti a nuove soluzioni”.
In questi anni di politica attiva la satira mi ha sempre aiutato a capovolgere i temi che si susseguivano sull’agenda politica e a trovarne i difetti e i contrasti. La satira è indispensabile per sollevare dubbi. E dato che la politica attiva richiede un esercizio costante della pazienza ( i tempi democratici sono più lunghi di quanto uno si aspetta ) la satira, se ben usata, aiuta ad approfittare di questi tempi lunghi per esaminare una
questione da varie angolazioni.
A volte, nonostante le svariate analisi, ci si può sorprendere nello scoprire che il tuo avversario politico ha avuto un'idea pratica migliore della tua. Qui la satira serve parecchio per lenire il narcisismo ferito e ammettere le ragioni dell'altro. Per questo la satira è uno strumento politico, per questo la satira in politica deve avere la possibilità di entrare dalla porta principale. Chi pensa che la satira debba restare fuori dai teatrini della politica è perché sa che attraverso la satira usata su di lui si scoprirebbe l’attore cane che è.
La mia presenza satirica su Solidarietà non è quindi una semplice vetrina d’intrattenimento, ma un modo di fare politica evidenziando le contraddizioni su cui il sistema vigente poggia. Il mio modo di fare politica è questo, pronto a stravolgere le convinzioni e i dogmi, con interventi taglienti che strappano qualche sorriso amaro e cercano di far breccia nelle menti, per ripensare questo nostro mondo!

Lucio Negri