lunedì 14 marzo 2011

La satira e il mio modo di far politica

Come già sappiamo la satira non serve solo a far ridere o ad intrattenere, quello lo fa la comicità. La satira deve saper far riflettere, indignare e irritare. Qualcuno la chiama la “risata verde” quella provocata dalla satira, come verde è la bile. La satira colpisce duro laddove nessun altro osa. Sin dall’antichità viene usata per colpire i potenti e i loro costumi non sempre eleganti e coerenti, dando la possibilità di una visione diversa delle cose, non distorta o camuffata, ma diversa nel modo di approcciarsi alle questioni. La satira non è di destra né di sinistra, la satira è per e con la gente comune che non vuole farsi continuamente abbindolare da politici ben pensanti e dai diktat moralistici, da qualunque parte essi vengano.
La satira può essere uno strumento politico? E se si, come utilizzarla? Di questo tema ebbi la fortuna, qualche anno fa, prima di candidarmi alle elezioni comunali, di avere uno scambio di mail con un maestro della satira italiana: Daniele Luttazzi.
La risposta è sì, la satira è uno strumento per far politica e i primi che devono saperla usare sono i politici stessi, solo cosi potranno definirsi “vicini alla gente” o “aperti a nuove soluzioni”.
In questi anni di politica attiva la satira mi ha sempre aiutato a capovolgere i temi che si susseguivano sull’agenda politica e a trovarne i difetti e i contrasti. La satira è indispensabile per sollevare dubbi. E dato che la politica attiva richiede un esercizio costante della pazienza ( i tempi democratici sono più lunghi di quanto uno si aspetta ) la satira, se ben usata, aiuta ad approfittare di questi tempi lunghi per esaminare una
questione da varie angolazioni.
A volte, nonostante le svariate analisi, ci si può sorprendere nello scoprire che il tuo avversario politico ha avuto un'idea pratica migliore della tua. Qui la satira serve parecchio per lenire il narcisismo ferito e ammettere le ragioni dell'altro. Per questo la satira è uno strumento politico, per questo la satira in politica deve avere la possibilità di entrare dalla porta principale. Chi pensa che la satira debba restare fuori dai teatrini della politica è perché sa che attraverso la satira usata su di lui si scoprirebbe l’attore cane che è.
La mia presenza satirica su Solidarietà non è quindi una semplice vetrina d’intrattenimento, ma un modo di fare politica evidenziando le contraddizioni su cui il sistema vigente poggia. Il mio modo di fare politica è questo, pronto a stravolgere le convinzioni e i dogmi, con interventi taglienti che strappano qualche sorriso amaro e cercano di far breccia nelle menti, per ripensare questo nostro mondo!

Lucio Negri

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