sabato 13 novembre 2010

sicuri che melomerito?

La nuova legge stipendi credo si possa riassumere in una sola parola: Meritocrazia. Cosa vuol dire questo? Secondo i fautori del disegno di legge colui che dirige potrà valutare e decidere se vi sono suoi dipendenti meritevoli di una gratificazione (bonus, aumento salariale, ecc..). La campagna che invita ad accettare la legge titola: “L’aumento, perché melomerito.” Il problema che sta alla base della proposta è però un altro. Come melo merito? Non vi sono metri di valutazione o indicazioni da seguire da parte dei dirigenti, la scelta sarà tutta soggettiva e personale. Si può ben capire che questo è uno strumento molto potente che viene messo in mano alla classe dirigente, ai direttori e ai padroni. Senza una regola la meritocrazia verrà usata sempre e comunque in modo soggettivo, premiando in modo arbitrario questo piuttosto che l’altro, senza contare l’assoluta mancanza di controllo sulle motivazioni che porteranno alla scelta.
In questo modo perde di significato il lavoro stesso, perché il lavoratore non sarà per forza premiato perché lavora bene (e soprattutto chi dice come si lavora bene?), ma sarà forse premiato chi obbedisce servilmente, chi non mette in discussione le scelte, chi sta zitto, chi riporta al capo ogni disfunzione dei colleghi o chi solo mette la gonna più corta.
Il secondo aspetto, forse più grave, è che questo sistema di valori completamente arbitrario tenta di minare la solidarietà tra i lavoratori e le lavoratrici. Un sistema meritocratico senza controllo è l’occasione che il padronato aspettava per far saltare ogni legame, ogni collaborazione e ogni sinergia tra e nella classe lavoratrice. Si creeranno disparità, invidie e malumori tra i vari colleghi, tra chi premiato e chi no, minando cosi il clima di lavoro, soprattutto se la scelta di chi meritevole e chi no è stata fatta in modo errato, ma nessuno potrà dimostrarlo. La meritocrazia è figlia di questa società capitalista votata al profitto e al benessere personale, dell’individualismo più sfrenato ed egoistico.
I lavoratori e le lavoratrici che vogliono continuare a lavorare in modo sano e onesto sono chiamati a votare NO a questa legge insulsa. La classe lavoratrice deve rispondere in modo compatto e con forza a questi attacchi, a queste tentazioni che il padronato lancia per avere solo più controllo e più potere. Non per niente la campagna a favore della legge ha come mascotte una mela..la tentazione per eccellenza. I fautori di questa campagna ce lo stanno dicendo chiaramente: fatti tentare dall’ aumento!
Questa revisione della legge stipendi è sbagliata e poggia su criteri atti alla disgregazione della solidarietà tra i lavoratori.
Celameritiamo? Credo di no.

Reagire agli attacchi destroidi. da www.ticinolibero.ch

Si respira aria pesante in questo periodo in Europa, sento un forte vento provenire da destra, alimentato da liberismo, xenofobia, controllo e repressione. La riforma delle pensioni in Francia, le dichiarazioni della cancelliera tedesca che parlano di un “multiculturalismo fallito”, i pestaggi dei pastori sardi che manifestano, le risse in Campania contro i cittadini che rivendicano il diritto a non dover essere vicini di casa di discariche. Senza contare l’avvento di forze di estrema destra in paesi come Svezia e Olanda, da sempre di tradizione socialdemocratica. Questo è il tragico quadro della situazione. A queste minacce i migliori che hanno risposto sono stati i francesi, che hanno dimostrato ancora una volta che non a caso la Rivoluzione per eccellenza e la prima esperienza di Comune sono figlie di Parigi. L’Italia è soggiogata al Berlusconismo e nel nord Europa ancora sembra non ci renda conto della situazione.
E in Svizzera? La Svizzera ha appena accettato l’ennesima revisione antisociale delle sue assicurazioni sociali e si appresta a votare l’ennesima proposta xenofoba dell’UDC che, passo dopo passo, sta mutando in maniera sfacciata ed arrogante il volto della nazione, mutando la croce bianca su campo rosso in tutt’altra croce, in voga negli anni ’30 nella vicina Germania.
Quello in cui spero vivamente è una reazione, non una rivoluzione, ma una reazione. Non possiamo più aspettare che ci siano i sindacati a dirci cosa fare, sembra che non lo sappiano neanche loro e s e lo sanno, non vogliono calpestare i piedi del padrone. Inutile sperare che qualche partito storico che si definisce progressista faccia vera opposizione, con la concordanza che persiste non esiste opposizione in Svizzera.
Siamo noi, lavoratori e lavoratrici, studenti, giovani e meno giovani che dobbiamo prendere in mano il nostro destino e dire NO a queste riforme che minano il sistema sociale e la solidarietà tra le genti.

NO all’isolamento delle classi sociali più deboli: giovani, studenti, stranieri.
NO a ogni tipo di discriminazione razziale.
NO a condizioni di lavoro precarie che non ci fanno arrivare alla fine del mese.

Questi sono gli attacchi che porta questo vento, e a questi attacchi siamo chiamati a rispondere. Non è con il disinteresse e l’individualismo che il sistema ci inculca sin da piccoli che si riuscirà a rimanere illesi, anzi, è con il disinteresse che potranno picchiare più duro.
L’inizio di questa reazione l’agenda politica la fissa per il 28 novembre, ma già da domani ognuno di noi può cominciare a reagire a questa situazione…cercando di far nascere una boccata d’aria nuova!