martedì 7 giugno 2011

iL VALORE DELLA VITA E IL VALORE DEL PROFITTO


Dopo anni di lotte e proposte in favore del congedo paternità, finite sempre a scontrarsi con i NO di Palazzo Federale, L’associazione svizzera dei padri ha dovuto scendere a un compromesso abbastanza imbarazzante per sperare di vedere almeno una delle sue proposte discusse con buon esito in parlamento. La proposta elaborata è quella che ogni potenziale padre versi una percentuale minima del suo stipendio su un conto e che con questi soldi poi possa permettersi di stare parzialmente a casa senza pesare sull’azienda per cui lavora. Ovviamente una proposta del genere, che non intacca il sistema di produzione, piace ai partiti borghesi, che si dicono pronti a discutere la proposta a livello di camere federali. Dovesse andare in porto tutto questo avere un figlio sarà definibile come una perdita di guadagno (di chi?)e ci vorrà un contributo per stare a casa con il proprio figlio, cosi come accade se si è in infortunio,disoccupati, invalidi o in pensione. Avere un figlio ed essere disoccupati sarà la stessa cos;, ma è la stessa cosa? Credo fermamente di no. Credo che questa proposta era l’ultima spiaggia per poter ottenere un minimo riconoscimento di una sottoforma di congedo paternità in Svizzera, un riconoscimento che oserei definire umiliante. Un riconoscimento, quello del congedo paternità, che altri paesi del Nord Europa possono vantarsi di avere, perché la miglior sicurezza è quella che lo Stato può garantire a livello sociale, non con la polizia e i manganelli. In questo modo possiamo leggere in modo trasparente quali sono invece le priorità del sistema politico svizzero. Il sostegno e l’aiuto alle famiglie vengono dopo il profitto e il capitale. Già le madri devono ancora etichettare come “malattia” il fatto di essere in gravidanza per poter stare a casa nei mesi che precedono il parto senza intaccare i 4 mesi di congedo maternità che gli spetta (ma che fatica ottenerlo!). Definire il figlio che si ha in pancia “una malattia” è una cosa bruttissima e ancora una volta umiliante. L’alternativa è lavorare fino all’ultimo giorno, in condizioni di salute precarie e in situazioni che possono mettere a repentaglio la sicurezza del bimbo e della futura madre. Tornando alla proposta di una sorta di “assicurazione paternità” staremo a vedere come si svilupperà il discorso. Resta comunque palese che in questa Svizzera che vuole abbandonare il nucleare e che vuole essere all’avanguardia, il valore del denaro, del profitto, dell’utile è ben più importante del valore della vita dei lavoratori e delle loro famiglie. E continuiamo a chiamarlo progresso…

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